I diciottenni a Bose
“Bose è un’ esperienza potente !” ci ha detto un amico il giorno prima della partenza.
Un’ affermazione del genere non ci aveva per nulla rassicurato.
Timorosi e titubanti , scesi dalle nostre auto, siamo rimasti colpiti dal luogo: niente portone e mura smisurate, soltanto un gruppo di case adagiate su prati di un verde intenso.
“Benvenuti” subito ci ha accolto il saluto caloroso di Marco. Nessun abito, ma era un monaco !
Durante tutta la settimana abbiamo pregato, parlato, lavorato e mangiato insieme ai monaci, alle monache e a ragazzi di altre parti d’ Italia. Tutte le attività quotidiane venivano vissute con grande attenzione e partecipazione : le preghiere erano tutte cantate; il pranzo veniva consumato a volte in silenzio così che ognuno poteva meditare aiutato dalla musica classica di sottofondo.
Il lavoro in cucina,nell’ orto, nel frutteto o nel bosco, seppur duro, è stato un’ occasione per sperimentare la fatica fisica, la grande condivisione e l’aiuto reciproco.
L’ essenzialità della vita nel monastero, fatta di preghiera, di lavoro e di silenzio, ci hanno fatto riflettere sulla possibilità di vivere con maggior sobrietà. Avere meno ansia nei confronti delle cose, permette di poter scavare meglio all’ interno di noi stessi e ci rende più sereni.
I monaci ci hanno trasmesso la loro pace e serenità, ma soprattutto l’ amore che mettono nelle loro azioni più semplici, perché , come ci ha detto fratello Lino nel nostro ultimo incontro, “non sono le grandi cose che cambiano il mondo, ma le piccole cose fatte bene”.
Il monastero di Bose è un luogo veramente fuori dal mondo, ma speciale, straordinario soprattutto grazie alle persone che lo rendono così: fratelli e sorelle simpatici, accoglienti, rispettosi e aperti nei confronti di tutti noi.
L’ esperienza vissuta ci ha permesso di ritrovare un po’ di pace e quell’ intimità col Signore che forse avevamo un po’ perso.
Siamo partiti non sapendo cosa aspettarci e ora torniamo con la certezza che ne è valsa la pena.


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